Sei scenari, sei luoghi, sei… Earth Stations, come recita il titolo di questa interessante esposizione architettonica curata dallo studio Michele De Lucchi per la Design Week 2018 di Milano.
Nella perfetta collocazione “sospesa” di via Varese, tra l’antico quartiere di Brera e il Centro Direzionale di Milano, cioè il riqualificato e avveniristico quartiere di Porta Garibaldi, durante la settimana del Fuorisalone è stato possibile visitare una showroom molto particolare: sei splendidi (e futuribili) progetti architettonici illustrati con plastici, video e scrittura, non provocazioni vuote e fini a sé stesse, bensì vere e proprie domande, interrogativi aperti sul possibile futuro delle nostre città e dei nostri luoghi di lavoro e di studio. L’assunto di partenza infatti era proprio questo: la rapida trasformazione delle nostre città, sulla spinta del progresso tecnologico, dell’impatto dei Big Data, dei dati demografici globali e dell’economia, sempre più improntata alla necessità di creare condivisione, anche degli spazi.
Queste spinte aprono a nuovi possibili stili di vita e atteggiamenti verso i luoghi, e l’architettura – secondo il gruppo che ha firmato i progetti di Earth Stations – non può non farsi carico di veicolare queste spinte e queste istanze collettive. Abitazioni, luoghi di lavoro, luoghi dedicati al tempo libero e alla mobilità: tutto è in evoluzione, e allora perché non provare a spingere lo sguardo un po’ più in là, in un futuro nemmeno troppo lontano? Le città di domani, forse, non saranno più basate su conglomerati di edifici progettati per attività specifiche, ma saranno organizzate attorno a nuove forme di interconnessione e agilità operativa, principi che ispirano l’architettura del domani. Luoghi nei quali vivere esperienzialmente, in una sorta di ritrovata simbiosi con l’ambiente, tanto a lungo negata da ambienti cittadini percepiti come “ostili” o “caotici”.
Di certo, nell’ottica delle smart cities (che iniziano già a divenire realtà) i progetti di Earth Stations non sono né aleatori né azzardati, ma assai realistici! Un realismo, certamente, “futuribile”, ma è proprio lo sguardo sul domani che potrà arrivare ad un certo punto a edificarlo.
E così, dalla Moat Station per eventi broadcast e pianificazione strategica (nonché per l’insegnamento! Pensate ad una Università strutturata in questo modo, e ad altissimo tasso di tecnologia…) si passa alla solare e avveniristica Floating Souk Station, definita “mercato di idee” nel video illustrativo, o al sapore vagamente fantasy della Crown Station, ponte doppio dalle forme regali che potrebbe ospitare una biblioteca digitale o un luogo di studio…
E si continua con la Mountain Station, luce spiovente dall’alto, splendido spazio per conferenze e incontri, e con la City Station, esempio di mobilità del futuro, per concludere con la Cloud Station, spazio ampio e polivalente che potrebbe letteralmente ospitare di tutto, vero simbolo di una vita futura che possiamo ancora solo immaginare. Ma immaginare, in fondo, è il primo passo per costruire.
www.amdl.it