Gamification è un termine entrato recentemente nel nostro vocabolario: attraverso la traduzione in un gioco, e spesso in videogioco, di meccanismi che simulano situazioni immersive, le risposte dei giocatori alle situazioni proposte saranno significative del loro approccio, comportamento, apprendimento ecc.
Il gioco rappresenta uno strumento estremamente efficace in grado di veicolare messaggi di vario tipo, a seconda delle esigenze, e di indurre a comportamenti attivi da parte dell’utenza, permettendo di raggiungere specifici obiettivi, personali o d’impresa. Al centro di questo approccio va sempre collocato l’utente ed il suo coinvolgimento attivo. Attraverso il gioco si può migliorare e rendere più piacevole la gestione dei clienti, consolidare la fedeltà a un brand, aiutare i collaboratori nei processi di apprendimento. Chi di noi non ne ha fatto esperienza?
C’è chi si sta spingendo ancora oltre: è da poco partita la campagna di crowdfounding di Game2Value, start up che attraverso il gioco cerca di “sanare” il disallineamento tra metodi e linguaggio che si verifica fra le nuove generazioni e le consuetudini e tecniche di selezione del personale e formazione delle aziende. La start up utilizza contesti simulati (il videogioco) e, attraverso una storia immersiva, consente un’osservazione diretta del modo in cui le persone si comportano, interagiscono e applicano le proprie abilità all’interno di un ambiente, le cui variabili sono definite e uguali per tutti. Questo metodo genera un grado di analisi predittivo, sia in termini di comportamenti che di abilità applicate a situazioni molto simili a quelle lavorative.
Attraverso questo strumento le aziende potranno così raggiungere i loro obiettivi e dialogare meglio con i dipendenti, trattenere i giovani talenti, scegliere virtuosamente i candidati alle nuove posizioni ecc. Non ce ne dobbiamo stupire, dato che il gioco è il primo comportamento umano!