Dicembre 2019 potrebbe essere ricordato, fra un po’ di tempo, come il vero punto di partenza, la scaturigine, dell’Intelligenza Artificiale di nuova generazione. Quella che (forse) conferirà alle macchine una vera e propria “vita” – seppur diversa da quella biologicamente intesa.
Nel mondo del cinema si narra che il celeberrimo computer di “2001 – Odissea nello Spazio” – HAL 9000 – sia stato chiamato così dalle tre lettere dell’alfabeto che precedono… IBM! Stanley Kubrick e Arthur C. Clarke, insomma, avrebbero battezzato “HAL” il loro supercomputer dotato di IA in omaggio al celebre marchio IBM. Leggenda metropolitana? Chi può dirlo… Intanto, non è certamente un caso che ci sia IBM Research dietro alla ricerca, realizzata in collaborazione con il Politecnico di Zurigo (ETH) e con l’Università di Bologna, che si propone come lo spartiacque tra il vecchio e il nuovo modo di intendere l’Intelligenza Artificiale.
Non è da ieri che si parla di IA, anche in ambiti non fantascientifici ma quotidiani. Nei giorni scorsi, però, alla conferenza NeurIPS di Vancouver, è stato presentato l’innovativo lavoro di tre ricercatori di IBM, Florian Scheidegger, CostasBekas e l’italiano Cristiano Malossi. Perché il loro lavoro sarebbe innovativo? In cosa esso si pone come “punto di svolta” nelle ricerche sull’IA? Semplice: a Vancouver, è stato svelato il primo algoritmo di IA in grado di sintetizzare automaticamente le reti neurali profonde, allo scopo di migliorare sensibilmente l’efficienza dei sistemi di classificazione delle immagini nei dispositivi IoT, dalle apparecchiature domestiche intelligenti alle auto senza conducente.
Ora: l’IA a bordo di dispositivi IoT, come dicevamo, non è una novità assoluta. Tuttavia, i modelli di IA tradizionali non sono progettati per rispondere alle necessità superiori dei dispositivi IoT più innovativi, per vari motivi: memoria limitata, elevato consumo di energia, minore velocità di reazione. L’esempio più lampante è quello dei veicoli senza conducente: la capacità di individuare ostacoli o persone che attraversano la strada c’è già, ma mancano i tempi di reazione sufficientemente rapidi per prevenire gli incidenti, come dimostrato – purtroppo – da alcuni test conclusisi tragicamente. Il nuovo algoritmo di IA si focalizza sui principali requisiti prestazionali di un determinato caso d’uso e semplifica la ricerca di modelli di reti neurali profonde efficienti. Nell’ambito delle auto senza conducente, i modelli IBM per la classificazione delle immagini sintetizzate verrebbero eseguiti in tempi nell’ordine dei millisecondi, dando così al veicolo il tempo necessario non solo per identificare, ma anche per evitare un pedone.
Insomma, il futuro dell’IA è nell’architettura di rete neurale profonda, e questa ricerca ne è la prima, tangibile prova. Un giorno, anche le macchine festeggeranno il Natale con noi? Può darsi! Di certo, per quest’anno, gli auguri di Buone Feste ve li facciamo ancora “in modo classico”, digitando sulla tastiera, e sempre con un occhio al futuro della tecnologia e, con essa, della società… noi faremo una breve pausa, dal 24 dicembre al 6 gennaio, per ricaricare le batterie in vista del nuovo anno.
Buon Natale a tutti (anche ad HAL 9000…)!