Grazie all’intervista con Avaya abbiamo introdotto il concetto della dotazione tecnologica “as-a-service”, mentre arriva dall’Asia la notizia che Vega Global, integratore di sistemi attivo specialmente nel settore Corporate, introdurrà opzioni as-a-service per i propri clienti. Tra questi il pay-per-use (cioè paghi solo quando lo usi, un modello di “noleggio a chiamata” di un servizio) e la condivisione dei rischi e ricavi.
Nell’articolo che ne dà notizia, a cura dei colleghi di AV Magazine, il CEO di Vega Global Steve Medeiros racconta i motivi che portano a questo modello: la richiesta da parte dei clienti sempre più di un servizio chiavi in mano e non dell’acquisizione di un bene da scegliere, gestire, mantenere in attività, una maggiore flessibilità anche nelle sempre più veloci trasformazioni tecnologiche e, non ultimo, una maggiore condivisione tra fornitore e cliente del rischio d’impresa e dell’investimento.
Sicuramente un modello che molti System Integrator possono mettere a frutto, e magari stanno già attuando, anche in Europa, anche in ambiti applicativi diversi come il set
tore retail, che necessita di adeguamenti e rinnovamenti continui della proposta tecnologica.
AV as-a-service?
Certamente questa notizia ci fa riflettere su alcuni aspetti: da un lato la tendenza generalizzata, anche nella vita di tutti i giorni, di abbandonare il modello legato al possesso di oggetti, dotazioni, mezzi ecc., a fronte di vari vantaggi: minori costi operativi che vengono spalmati sul periodo di “noleggio” del servizio, minori costi – anche amministrativi – legati a magazzino e a immobilizzazioni materiali, e maggiori vantaggi in termini anche di forza contrattuale, dato che il fornitore diviene per buona parte responsabile dell’efficienza dell’impianto e garante del suo mantenimento, upgrade ecc. nei confronti del cliente. Il modello as-a-service favorisce il mantenimento degli impianti allo stato dell’arte, che possono essere rinnovati e oggetto di continui upgrade da parte del fornitore proprio all’interno del servizio, e come naturale evoluzione di prodotti e modalità operative più aggiornate e affidabili, su larga scala e su più clienti. Probabilmente si tratta anche di un buon antidoto contro i famigerati “shortage” che continuano ad affliggere il mercato delle tecnologie perché, una volta verificato che un prodotto non è disponibile nei termini necessari può essere sostituito su larga scala e in termini strutturali.
Dall’altro lato, tuttavia, ci può essere qualche obiezione rispetto a questi modelli di business da parte di chi preferisce, per scelta o per policy aziendale, non affidarsi completamente ai fornitori esterni, e avere la possibilità di decidere e agire direttamente su impianti, dotazioni e servizi, controllando tutta la catena. Un modello scelto specialmente per servizi business critical o comunque in situazioni sensibili per dati trattati, sicurezza, o imprescindibilità del servizio.
Per fortuna l’Integrazione dei Sistemi è per definizione un mercato flessibile.