Non è una notizia che riguarda specificatamente il nostro settore, ma ci ha fatto comunque riflettere molto, anche perché coinvolge in particolar modo i percorsi di studio STEM, cioè quelli più affini al mondo tecnico (anche) dell’Integrazione di Sistemi.
I test Invalsi del 2022 hanno evidenziato i ritardi della scuola secondaria italiana, ma le misure per l’istruzione varate nell’ambito del Pnrr appaiono insufficienti: in quinta superiore appena il 52% degli studenti ha raggiunto almeno il livello considerato adeguato in italiano. Stesso film, se non peggio, per la matematica: qui il 50% degli studenti ha raggiunto risultati base, mentre il livello B2 in inglese (reading) è ottenuto dal 52% dei ragazzi. Inoltre, sono forti i dubbi su come verranno spesi i 20 miliardi del PNRR destinati alla formazione: senza toccare i meccanismi che governano il funzionamento della scuola (formazione per gli aspiranti insegnanti, aggiornamento per chi lo è già e prospettive di carriera per tutti), un investimento di questa portata risulterebbe inutile.
Non è quindi una sorpresa se nel Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa, elaborato su iniziativa di Fondazione Unipolis e Demos&Pi, emerge la preoccupazione dei giovani per il loro domani, riflessa nelle risposte date sulla ripartizione della spesa pubblica, che secondo loro dovrebbe incentrarsi su lavoro, istruzione e ambiente. Ma si registra tra gli appena maggiorenni anche la preoccupazione per la competizione intergenerazionale: il 71% afferma di sentirsi vincolato e frenato dalle generazioni più anziane. Da qui la sempre più comune fuga verso l’estero.
Emerge quindi un quadro paradossale. Le nuove generazioni sono sempre meno numerose, eppure non si riesce a offrire a questa classe di giovani un futuro accettabile: non vengono formati adeguatamente, non vengono orientati sui fabbisogni del mondo del lavoro, vivono in una condizione di precarietà e incertezza, di “concorrenza” (anche se forse non vera) che li induce a guardare all’estero. Ma probabilmente su un punto hanno ragione: il futuro che intravedono si poggia su condizioni inadeguate per costruire una carriera soddisfacente e per arricchire di talenti il panorama professionale italiano.
Fonti: Il Sole 24 Ore, https://asvis.it