A due anni di distanza dall’annuncio, abbiamo chiesto ad AVIXA una riflessione sul suo percorso verso un maggiore e migliore dialogo con gli end user professionali e i mercati verticali nei quali operano.
Oggi ultimo giorno di fiera, e al rinfresco dopo Hola Barcelona!, durante il quale si sono susseguite testimonianze e proposizioni per l’ormai non più lontano trasloco di ISE in Catalogna, abbiamo intervistato David Labuskes, Chief Executive Officer di AVIXA sul percorso fatto dall’associazione negli ultimi due anni. Un percorso che l’ha portata a cambiare approccio e nome, per aprire il dialogo sulle tecnologie AV anche con i mercati verticali e gli end user professionali che vi operano.
DL – Sono convintissimo che siamo sulla strada giusta, anche se è più lunga di quanto avessi creduto. Il temi dell’AV Experience, dell’engagement sono oggi i nostri strumenti.
Connessioni – Fra le molte attività che avete messo in pratica per avvicinare l’AV agli end user professionali, quali sono quelle che sono risultate più utili?
DL – Credo che lo sarà il Digital Art Challenge, su cui lavoreremo nei prossimi mesi, e in generale tutte le attività che ci portano a testimoniare le potenzialità dell’AV in contesti dove non siamo stati presenti precedentemente. E poi dobbiamo imparare il linguaggio di questi nuovi interlocutori, cosa rappresenta un valore ai loro occhi, proporre loro anche il nostro linguaggio e creare un relazione. Ma questo ha bisogno di tempo.
C – Cosa possono fare le aziende per incontrare più facilmente gli end user professionali?
DL – Se un imprenditore riscontra difficoltà a cambiare il suo approccio, gli suggerirei di passare del tempo con i propri clienti, ma non 5 minuti o una chiamata… e chiedere a loro le ragioni delle loro scelte, dei loro acquisti. E fare esperienza, insieme, di cosa sia una conferenza collaborativa veramente efficace, oppure di uno spazio immersivo… se si cerca di vendere tecnologia, non la compreranno, ma compreranno più facilmente il risultato, il beneficio che essa offre.