Uno Studio RISCO Group su italiani e smart home promette un futuro roseo, nonostante un Paese ancora in per certi versi in difficoltà
Abbiamo già parlato più volte dell’Internet of Things, esaminandone la portata effettivamente innovativa nell’ambito della riflessione, più generale, sull’automazione e i sistemi integrati. Se già i dati dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, il cui Direttore Giulio Salvadori abbiamo intervistato recentemente, confermano infatti che il mercato della smart home in Italia ha superato a fine 2016 i 180 milioni di euro (+23% rispetto al 2015), ecco arrivare, a corredo, altri dati sul Bel Paese elaborati da RISCO Group, azienda produttrice di Sistemi e prodotti di Sicurezza per installatori, professionisti e integratori. I risultati mostrano un quadro per certi versi confortante, anche se non sono del tutto risolte alcune questioni legate al mondo delle smart home.
L’indagine, quantitativa, è stata condotta su un campione di individui non specificato. Secondo le risposte raccolte, il 64,4% degli italiani ha già sentito parlare di smart home; un italiano su cinque dispone già, all’interno della sua abitazione, di almeno un oggetto connesso, e uno su dieci vorrebbe inserirne uno entro i prossimi due anni, per una previsione di budget che oscilla tra i mille e i cinquemila euro. Tra le principali motivazioni che inducono a questa scelta vi sono il bisogno di maggior sicurezza (79%), di riduzione dei consumi (42%) o di un maggior comfort domestico (41,5%); ultimi, la gestione da remoto di accessi (31%) ed elettrodomestici (28,7%). D’altro lato, le principali remore nell’adozione di dispositivi interconnessi sono i costi elevati (47%), il timore di malfunzionamenti (41%), la paura di essere hackerati (37%) e quella di dover fare lavori invasivi in casa (30,9%) (evitabile nel caso si disponga di un sistema di sicurezza già collegato al Cloud).
IoT: rivoluzione o semplice strategia di mercato? Non è chiaro, almeno da questi dati, quale sia la risposta. Certo è che al momento, in Italia, come d’altronde emerge anche dalle analisi dell’Osservatorio, a fronte di una domanda effettiva da parte degli utenti si registra una frequente inerzia da parte delle amministrazioni locali, dovuta anche alla carenza di personale specializzato, oltreché un’attesa per l’intervento degli OTT (Over-The-Top) del mercato, in particolare di software house quali Google o Facebook. Va poi detto che la richiesta, pur esistente, si concentra su alcune finalità specifiche, che fotografano un’Italia purtroppo ancora in crisi; da una parte, infatti, il maggior freno per l’adozione degli apparecchi interconnessi è il prezzo; dall’altra, il maggior stimolo è, per quasi quattro italiani su cinque, la sicurezza. A ben vedere, il dato più significativo che sembra emergere dal report è forse questo: giustificata o meno che sia, la necessità di un maggior controllo della propria abitazione sembra essere il principale volano delle smart home.
Per consultare il testo completo dello studio, https://www.riscogroup.com/italy/content/studio-risco-group-su-italiani-e-smart-home-%E2%80%93-l%E2%80%99iot-sempre-pi%C3%B9-nelle-case-del-bel-paese
Per maggiori informazioni su Risco Group Italy: http://www.riscogroup.com/italy