Nelle due uscite precedenti a cura di Architettura Sonora si è trattato del ruolo che può rivestire il suono nella concezione e nell’arredamento di uno spazio, sottolineando somiglianze e differenze fra sorgenti sonore e luminose e fornendo esempi di come ottenere acusticamente effetti analoghi a quelli di alcuni giochi di luce. Proviamo adesso a vedere come utilizzare quanto visto per arredare acusticamente due tipici ambienti e di quali altri aspetti potrebbe essere necessario tener conto nel farlo.
Supponiamo di voler sonorizzare un parco in cui coesistano più zone, diverse per natura o per scopo (un’area aperta, un prato, un’area relax, un’area picnic), magari parzialmente separate l’una dall’altra dalla vegetazione o da strutture apposite; potremmo voler sfruttare tale configurazione, definendo per ciascuna zona uno “scenario acustico” ben preciso. Per le zone che si sviluppano attorno ad un centro, ideale se non addirittura geometrico, potrebbe essere adatto l’utilizzo di moduli omnidirezionali, capaci di proiettare il suono a 360° tutt’intorno a tutte le frequenze: dal “cuore” delle singole aree deriverebbe così non soltanto la funzione specifica della zona, ma anche l’emissione acustica, suggerendo un inscindibile collegamento fra le due. Il contenuto sonoro potrebbe essere diverso caso per caso, prediligendo sottofondi musicali più dinamici ed energici per le aree di svago e più calmi per le aree destinate ad attività rilassanti quali riposo, lettura, yoga… .
Le zone disposte ai limiti del parco potrebbero invece essere coperte acusticamente da moduli direzionali, che a partire dai confini fisici della zona possano indirizzare il suono verso la sua parte centrale; con questa scelta si potrebbe sia ridurre l’effetto delle riflessioni delle onde acustiche contro i limiti fisici (muro o vegetazione che sia), sia, utilizzando più moduli, andare a coprire zone dalla forma più allungata, come è probabile che siano quelle in questione.
Nell’arredo di un ambiente all’aperto, due fattori fondamentali da considerare sono da un lato la resistenza del diffusore acustico agli agenti atmosferici, dall’altro la sua capacità di armonizzarsi nell’ambiente, sia a livello estetico che funzionale. Un ultimo aspetto riguarda infine la potenza sonora di cui si necessita: volendo evitare che il suono di una zona vada ad interferire con quello di un’altra, bisogna calibrare adeguatamente il livello dei singoli moduli, sfruttando anche il fenomeno per cui il livello sonoro diminuisce allontanandosi dalla sorgente.
Sebbene i principi sopra esposti rimangano validi ed applicabili in ogni situazione, l’arredo acustico di un interno presenta sfide proprie, legate da un lato alla difficoltà di disporre il diffusore in uno spazio già organizzato secondo un’idea ed in cui è già presente della mobilia, dall’altro al desiderio di integrare il modulo nell’ambiente mantenendo uno stile o una palette di colori precisa. Se per la seconda possono tornare utili diffusori che offrano la possibilità di personalizzare il rivestimento esterno con materiali e toni differenti, per la prima è necessario prevedere di dover posizionare i diffusori in modo diverso rispetto a quanto possibile in spazi più grandi come quelli tipici di un parco. Tenendo sempre a mente le differenze fra luce e suono su cui ci siamo già concentrati, il compito potrebbe essere assimilato a quello di posizionare nell’ambiente delle sorgenti luminose: come a seconda della zona da illuminare e dallo spazio disponibile la scelta ricade su piantane, lampadari, applique a muro o abat-jour, allo stesso modo per il nostro ambiente possono essere preferibili diffusori acustici a pavimento, pendenti, a muro o posizionabili sulla mobilia.
Non va infine trascurata la possibilità di affidare al diffusore acustico una funzione aggiuntiva: se integrando nel modulo una sorgente luminosa è possibile trasformarlo in un prezioso punto luce, questo potrebbe addirittura rivelarsi un elegante tavolo o un pratico comodino quando lo si realizzi privilegiando materiali e soluzioni progettuali che permettano di ridurne al minimo le vibrazioni durante l’uso.