Una bellissima chiacchierata con il Director of Collaboration South Europe di Cisco che ci ha aiutati a tratteggiare un panorama innovativo basato sulla fusione tra realtà fisica e mondo virtuale. Con vista, ovviamente, sui temi dell’A/V e dell’IT…
Inutile specificare che Cisco rappresenta, vista l’enorme esperienza dell’azienda, un punto d’osservazione privilegiato sulla tematica in oggetto. Per questo ci ha fatto molto piacere sentire l’articolata opinione di Michele Dalmazzoni, che abbiamo raggiunto per un’intervista. In Cisco Italia dal 2010, con l’acquisizione di Tandberg Telecom, azienda in cui era General Manager Italy & East Med Countries, Dalmazzoni ha coperto diversi ruoli e, oggi, è Direttore Collaboration Sud Europa di Cisco.
Building Automation, tecnologie per la Collaboration e Intelligenza Artificiale: come si uniscono questi temi, dal vostro punto di vista?
MD – Il nodo centrale è l’integrazione tra lo spazio fisico, i building e gli ambienti che si trovano al loro interno come sale riunioni, auditorium, sale formazione, eccetera, e il mondo virtuale, ibrido, della Communication. I device oggi consentono la connessione tra mondo fisico e mondo virtuale anche con interazioni complesse, tra gruppi di persone. Non solo: alcuni prodotti sul mercato oggidì possono elaborare algoritmi di Intelligenza Artificiale on site. Esiste già una IA che gira in cloud, ma per ciò che avviene in real time, come riunioni con partecipanti a distanza o eventi “estesi” tra reale e virtuale, è fondamentale che non vi sia latenza alcuna, quindi occorrono meccanismi on field, per così dire. Parliamo anche di Real Time Media Models: è una applicazione di IA che consente di realizzare regie classiche ma con un regista virtuale, con una serie di features tipo l’automatic tracking che mantiene al centro dell’inquadratura il relatore, o altre funzioni e tecnologie raffinate che ottimizzano la qualità dell’esperienza e del video.
L’obiettivo è che chi è connesso da remoto possa davvero partecipare e non solo assistere in maniera passiva. Con la tecnologia consumer chi partecipa da remoto spesso fatica a capire cosa succede nella riunione o nell’evento, e il più delle volte non è in grado di partecipare effettivamente. Volendo fare un esempio, è come stare al terzo anello di San Siro: la partita si vede, ma è lontana, laddove la tecnologia oggi consente persino di essere in campo!
Quando si parla di Intelligenza Artificiale, dunque, si parla necessariamente di IoT?
MD – Direi di sì, i device di cui parlavo sono anche degli IoT device, hanno a bordo sensori che forniscono informazioni su una quantità di parametri: rumorosità dell’ambiente, qualità dell’aria, numero di persone presenti eccetera. Cisco, oltre a integrare sensori di terze parti, ha una sua linea di sensori dedicata a raccogliere tutti questi dati, che confluiscono in una piattaforma IoT che si chiama Cisco Spaces, che crea un digital twin dell’ambiente fisico, oltre a offrire una serie di servizi. Si possono vedere e prenotare le sale riunioni, controllare la qualità dell’aria in ciascuna, si può “navigare” negli spazi, controllare le temperature degli ambienti e via dicendo. Si può anche agire sugli ambienti, per esempio migliorando la qualità dell’aria in una sala appena usata, controllare le luci artificiali ecc. Tutti automatismi basati su IA e machine learning che risiedono nella nostra rete, che diventa il cuore di tutti i servizi del building, sia sulla base dei dati forniti dai sensori che sulla base di decisioni umane.
La rete stessa, dunque, è il cuore del sistema?
MD – Esatto, la rete supporta e alimenta i device. Anche il discorso energetico è importante. Dopo l’estate inaugureremo il nostro nuovo ufficio a Milano, con tanti interventi in quest’ottica, tra cui l’illuminazione interamente PoE. Il risultato sarà un evidente efficientamento energetico, poiché si eliminano le dispersioni dovute alla conversione AC/DC. Inoltre, si potrà sempre sfruttare la corrente prodotta coi pannelli solari.
Ci sta descrivendo, di fatto, una vera e propria transizione. A che punto siamo, attualmente?
MD – Come per tutte le transizioni, occorre tempo. Si pensi alle centrali telefoniche di una volta: non c’entrano nulla col VoIP, di cui Cisco è stata peraltro pioniera! Diciamo che, a nostro avviso, ci sono dei driver fortissimi: il primo è la sostenibilità. Un’azienda che ha vari edifici deve lavorare sull’efficientamento energetico, perché gli edifici rappresentano una grande voce di spesa. Secondo: le risorse umane, i talenti. Oggi la richiesta di flessibilità è imperativa, l’azienda deve avere degli spazi fisici che consentano alle persone di decidere dove e come lavorare, gestendo il proprio tempo. Gli uffici devono essere ibridi e connessi, consentendo interazioni efficaci da remoto: sarà sempre di più un requisito fondamentale. Infine, terzo: i proprietari degli immobili vedranno salire moltissimo il valore degli edifici smart!
Specialisti A/V e IT Manager: sono due mondi che devono e possono convergere?
MD – Di più, sono due anime che coesistono all’interno della nostra azienda, sono competenze sempre più interlacciate, due mondi che ben si conoscono. C’è già un buon livello di integrazione, ma una volta i due mondi erano separati, adesso sono sempre più integrati. I servizi, del resto, convergono sempre di più sulla rete IP. Nella fase pandemica abbiamo avuto l’avvento delle piattaforme, ora siamo in una nuova fase in cui l’esigenza è, piuttosto, coniugare il mondo degli edifici fisici col mondo di chi lavora da remoto, per cui servono soluzioni professionali IoT basate sull’IA. Il mondo delle piattaforme e il mondo degli spazi fisici, grazie alle soluzioni di livello enterprise, sono sempre più connessi.
di Matteo Fontana e Chiara Benedettini