Nell’ambiente aziendale ibrido che oggi va per la maggiore, i partecipanti alle riunioni non sono più tutti insieme, nello stesso spazio, ma possono essere connessi da qualunque luogo, anche “di fortuna”. Come fare in modo che tutti possano collaborare al meglio? Bose Professional offre la sua ricetta…
L’audio è il tallone d’Achille principale nelle riunioni ibride, per due motivi: il primo è la scarsa ricettività del microfono per i partecipanti remoti; il secondo è la scarsa qualità degli altoparlanti per i collaboratori in presenza, che spesso non riescono a sentire correttamente chi parla da remoto. E se il segnale audio non è chiaro, nessun video o condivisione dello schermo potrà salvare la riunione. L’obiettivo dichiarato di Bose Professional è che tutti i partecipanti possano essere chiaramente ascoltati e compresi. In acustica si dice “intelligibilità del parlato”, riferendosi alla gamma di frequenza del discorso e alla sua comprensione da parte dell’orecchio umano. Sulla base di alcune approfondite ricerche svolte da Bose, analizziamo oggi le sfide acustiche più comuni e alcune tecniche che possono aiutare a vincerle.
Anzitutto, partiamo dalla consapevolezza che il suono si comporta in modo notevolmente simile alla luce ed è utile usare la luce per spiegare visivamente come il suono interagisca con vari tipi di spazi e ambienti. Ad esempio, la luce e il suono vengono riflessi da determinati tipi di superfici — nel caso del suono, da superfici dure e rigide come vetro, piastrelle o legno, che causano vari tipi di fastidiosi echi. Anche superfici ruvide o irregolari possono assorbire o diffondere il suono in modi errati. Riflessione, distanza critica, assorbimento e diffusione sono le dinamiche-chiave da tenere in considerazione quando si valuta un particolare luogo di incontro. Gli elementi strutturali di ogni stanza, del resto – pareti, pavimento e soffitto – generano riverbero sonoro. I materiali solidi spesso fanno rimbalzare le onde sonore, e geometrie complesse degli ambienti possono causare variazioni nel tempo di riverbero a seconda della direzione della sorgente sonora.
Il rimedio più semplice per rimanere entro la distanza critica e combattere i riverberi della stanza è mantenere i partecipanti entro un raggio di circa tre metri e utilizzare un microfono con direttività per il rilevamento della sorgente audio. Un dispositivo come la Bose Videobar VB1, che include array di microfoni beamforming che tracciano le persone che parlano nella stanza e rimuovono gli echi provenienti dai riflessi anche fino a una distanza di sei metri, sono particolarmente indicati per risolvere queste problematiche. Per sale riunioni con soffitti alti (fino a cinque metri) è indicato utilizzare materiali assorbenti come rimedio acustico. Per esempio, la moquette è perfetta per ambienti vasti come teatri e sale da concerto, nonché per grandi sale riunioni. Sono indicate anche tende pannelli fonoassorbenti, o pannelli acustici a schiuma progettati per assorbire l’energia sonora nella gamma di frequenza da 500 Hz a 4 kHz, nella quale si verifica la maggior parte della riflessione sul parlato.
Altrettanto importante dell’assorbimento, la diffusione non è altrettanto semplice. I diffusori sono disponibili in una grande varietà di forme, ma i più comuni sono piccoli quadrati disposti secondo uno schema su un pannello, colonne arrotondate o cilindriche e pannelli. Come per altri trattamenti acustici, dimensioni e forme specifiche sono correlate a bande di frequenza altrettanto specifiche. Sono disponibili anche soluzioni più attive, tra cui l’altoparlante EdgeMax EM180. La sua guida d’onda, che gestisce la propagazione direzionale dell’energia sonora, mantiene quell’energia lontana da superfici riflettenti come pareti o finestre e può ridurre la necessità di trattamenti acustici passivi come i pannelli di assorbimento. Allo stesso modo, la Bose Videobar VB1 utilizza la già citata tecnologia beamforming assieme a trasduttori per altoparlanti proprietari che riproducono un audio accurato e avvolgente.