Chi avrebbe mai detto che sarebbero stati sufficienti due mesi di lockdown per cambiare l’abitudine, consolidata in duecento anni di società industriale, di doverci spostare da casa per andare in ufficio?
Tra i tanti cambiamenti portati dalla pandemia c’è anche la crescita dello Smart Working. Il contraltare della crisi sanitaria legata al coronavirus, infatti, è la tecnologia, che ha impresso un’accelerazione enorme a questa forma di lavoro, evidentemente dettata dalla necessità di uscire il meno possibile da casa e di mantenere un “distanziamento sociale” di almeno un metro nei luoghi di lavoro. Non solo in Italia, dove le norme di più recenti del 24 aprile prevedono lo Smart Working salvo i casi indifferibili, anche nel pubblico ormai, inizialmente più reticente al cambiamento, ma anche in tutti i Paesi più toccati dagli effetti del virus la modalità del lavoro da casa si lega a una pratica già più diffusa che nel nostro Paese.
Quindi se l’emergenza sanitaria ha “consacrato” il telelavoro, sarebbe importante approfittare di questo periodo di prova per valorizzarlo al meglio, evidenziandone i benefici sociali, lavorativi e di impresa.
Nel 2019, infatti, gli smart worker italiani erano 570mila, già in crescita del 20% rispetto al 2018: è quanto riporta l’ultimo studio dell’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano. Tuttavia, secondo Eurostat il nostro Paese è ancora sotto la media europea, per via di un’atavica resistenza al cambiamento: lo conferma il prof. Domenico De Masi, professore emerito di Sociologia del lavoro presso l’Università “La Sapienza” di Roma e fondatore della SIT (Società Italiana Telelavoro) in una recente intervista pubblicata online da Huffington Post. “Siamo in ritardo rispetto ad altri Paesi – sostiene De Masi -. Basti pensare che la percentuale di chi lavora da casa qui è intorno al 3%, in Olanda si attesta al 40%”.
Ma non disperiamo, la cultura dello smart working si è trasformata in una necessità e molte realtà imprenditoriali sono state costrette a organizzarsi in pochi giorni per permettere ai dipendenti di lavorare da casa e non perdere produttività. Sarà una svolta permanente? Ci vorrà tempo per capirlo, ma “il dado è tratto” e queste circostanze straordinarie speriamo saranno tradotte in una nuova normalità professionale.
https://www.corriere.it/cronache/20_maggio_08/coronavirus-fase-2-smartworking-imposto-pandemia-accelera-rivoluzione-aziende-e52ec794-911c-11ea-8c7e-3b270f2639b4.shtml
https://www.money.it/dipendenti-pubblici-ritorno-ufficio-smart-working-fase-due
https://www.ilsole24ore.com/art/smart-working-opzione-privilegiare-anche-fase-2-ADI3DPN