“Hidden Senses” è il nome della complessa e affascinante installazione multisensoriale proposta da Sony per la Design Week di Milano, appena conclusasi: un viaggio nel “futuro domestico” tra suoni e immagini.
Una celeberrima affermazione di Arthur C. Clarke ci si è imposta alla mente durante la visita a “Hidden Senses”, nello Spazio Zegna di via Savona 56, a Milano. Il grande scrittore di fantascienza, co-autore assimeme a Stanley Kubrick della sceneggiatura di “2001 – Odissea nello Spazio”, ebbe a dire: “Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia.” Sembra che i designers Sony che hanno ideato “Hidden Senses” abbiano veramente tenuto conto di questa celebre frase, perché l’installazione è un percorso, a passo felpato, attraverso tecnologie audio/video spesso avveniristiche che potrebbero trovare posto nelle case di domani.
Intendiamoci: nulla di sconvolgentemente nuovo, perché in ogni caso l’accoppiamento di proiezione e sensori di prossimità, che consentono di interagire con la proiezione stessa, non è un concetto nuovo, data già a diversi anni fa. I risultati, però, sono spesso spettacolari, e in qualche caso persino un po’ inquietanti. E’ il caso dell’ “ombra da compagnia”: una figura umana proiettata mentre si aggira per casa, animando le pareti e, nelle intenzioni, facendo sentire meno sola la persona che abita la casa.
Nella realtà, le reazioni dei più tra i visitatori erano piuttosto perplesse, non tanto per la tecnologia, raffinatissima, quanto per la sua applicazione, più degna di un film di Hitchcock che di una normale serata trascorsa tra le mura domestiche.
Il percorso però ha offerto una notevole varietà di suggestioni, veramente al confine tra la tecnologia e la magia, per disegnare ambienti domestici in grado di stimolare tutti i sensi (anche quelli “nascosti”, appunto). Sensi nascosti un po’ come nascosti sono anche i modelli di proiettore, perlopiù miniaturizzati, e celati in oggetti di uso quotidiano, che grazie alle proiezioni “prendono vita” e interagiscono con le persone.
Cinque gli scenari proposti: Echo, Under The Light, Tactile Objects, Abstract Electronics e Day&Night. Come dice il nome stesso, Echo è una installazione sonora: un pavimento e delle colonne che, stimolati dal passaggio delle persone o da piccoli tocchi di mani e piedi, emettono suoni legati alla natura.
Molto interessanti i tanti oggetti di uso quotidiano (vasi di fiori, suppellettili, cornici) che si animano al passaggio dei visitatori, o che modificano l’immagine in essi contenuta (è il caso delle cornici) a seconda delle pagine che vengono sfogliate su un libro… O ancora, sfondi di librerie che cambiano colore e materia, farfalle virtuali che volteggiano attorno a vasi di fiori o piante virtuali che si modificano in relazione al clima esterno. Insomma, quella di Sony (e di Arthur C. Clarke) è una casa “viva” nel vero senso della parola, animata e fantastica, tecnologica e magica, fino al punto di essere persino un po’ inquietante, in certi tratti.
Per Sony, questa edizione 2018 ha segnato un ritorno al Fuorisalone dopo un’assenza di alcuni anni. Non possiamo che definirlo, a prescindere dalle valutazioni estetiche individuali, un ritorno in grande stile.
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