In precedenza, nella nostra rubrica sulla qualità dell’ascolto in collaborazione con Architettura Sonora a firma di Filippo Bartolozzi della divisione R&D, abbiamo accennato al ruolo che il suono potrebbe ricoprire nell’arredamento di un ambiente, sottolineando tuttavia come le sorgenti sonore non possano essere equiparate direttamente alle sorgenti luminosa. Concentriamoci stavolta sulle similitudini fra i due ambiti, cercando di capire come sfruttare la fisica alla base dei fenomeni acustici a nostro favore per ricreare situazioni che con la luce siamo più abituati a conoscere.
RIFLESSIONE
L’utilizzo di specchi fornisce l’illusione che l’ambiente sia più grande, oltre a raccogliere e riflettere indietro la luce diretta verso di essi, aumentando la luminosità dello spazio. A livello acustico possiamo ottenere un effetto analogo posizionando le sorgenti in prossimità di pareti, soffitti e pavimenti, che riflettendo le onde sonore ne amplificano l’effetto: ogni parete genera una “sorgente acustica virtuale” di là da essa, esattamente come di là da uno specchio vediamo un doppio “virtuale” dei vari oggetti. L’effetto è particolarmente importante in corrispondenza degli angoli, dove l’incontro di tre superfici genera addirittura sette sorgenti virtuali, con un netto incremento del livello sonoro ed un potenziale bel risparmio in termini di sorgenti necessarie per sonorizzare l’ambiente. Poiché la parete riflette soltanto le onde sonore che le arrivano addosso, ricordando quanto detto l’altra volta sulla direttività delle sorgenti ci dobbiamo attendere che sia molto più probabile che siano le onde di bassa frequenza ad incontrare una superficie riflettente nel loro percorso: l’amplificazione data dalle pareti è quindi più rilevante a basse frequenze e pertanto tende a modificare il suono, “gonfiandolo” e dandogli corpo (si provi ad appoggiare uno smartphone nell’angolo di una stanza per avere un immediato riscontro). Attenzione, però! La riflessione ha anche la conseguenza di far nascere risonanze (o “modi”), fenomeno per il quale al chiuso alcune frequenze tendono a “rimbombare” ed essere eccessivamente presenti. L’effetto è legato alla forma ed alla dimensione dell’ambiente e riguarda le frequenze che hanno lunghezze d’onda comparabili con le sue dimensioni, quindi tipicamente le frequenze basse, che infatti hanno lunghezza d’onda di vari metri. Anche in questo caso esiste un’analogia con la luce: le “cavità risonanti” sono utilizzate per produrre le sorgenti laser.
DIFFUSIONE
Quando una lampada è orientata verso una superficie non perfettamente liscia, come quella di una parete, i raggi luminosi si riflettono in modo irregolare, diffondendosi nel resto dell’ambiente ed illuminandolo in modo più morbido ed equilibrato di quanto sarebbe possibile utilizzando direttamente il cono di luce originario. Anche col suono possiamo ottenere un effetto simile, utilizzando oggetti che appaiano altrettanto irregolari agli occhi dell’onda acustica incidente: per quanto esistano prodotti appositamente progettati chiamati “diffusori acustici”, buoni risultati possono essere ottenuti usando delle semplici scaffalature, specie se i libri e gli oggetti in esse posizionati hanno dimensione e profilo vario: in questo modo si riescono a creare superfici irregolari e piccole “nicchie acustiche” in cui il suono si riflette in modo diseguale da punto a punto, proprio come la luce sulle piccole asperità di una parete.
LUCI ED OMBRE
Più complicato è ricreare a livello sonoro suggestivi giochi di luci ed ombre: sebbene l’effetto esista anche a livello acustico, la sua entità è fortemente dipendente dal rapporto fra le dimensioni dell’ostacolo e la lunghezza d’onda della radiazione sonora. Poiché un’onda riesce a “girare intorno” agli ostacoli se questi hanno dimensione minore della sua lunghezza d’onda, ogni ostacolo rischia di fermare molto più le frequenze alte piuttosto che quelle basse, generando un suono cupo e poco articolato nel cono d’ombra.
Un effetto diverso e più equilibrato si può ottenere disponendo l’ostacolo molto vicino alla sorgente, in modo che il cono d’ombra riguardi quante più frequenze possibili e dunque anche nel cono d’ombra sussista una situazione più omogenea.
Vediamo dunque che, con un po’ di attenzione, è possibile ricreare anche a livello acustico l’equivalente di molti fenomeni che siamo decisamente più abituati a conoscere nell’ambito luminoso, aprendo grandi possibilità nell’arredamento “a tutto tondo” di uno spazio.